Vaccino antinfluenzale: vogliono schedare i medici?

Alcuni giorni fa l’Azienda Ospedale-Università di Padova, con la scusa di inviare una informativa (vedi allegato in fondo all’articolo) a “medici titolari, medici specializzandi, studenti di Medicina, infermieri, OSS, professionisti tecnico-riabilitativi, personale amministrativo e altri …“, in realtà sta raccogliendo nomi e cognomi dei medici che “acconsentono” o “non acconsentono” ad inocularsi il vaccino antinfluenzale.

L’informativa parla “dell’importanza della vaccinazione anche considerando la possibile co-circolazione di SARS-CoV-2 e virus influenzale nella stagione in corso“.

Il Direttore Generale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova che firma la lettera assicura che lo scopo è solo quello “di dare evidenza di aver proposto la vaccinazione attivamente a tutti i propri collaboratori, fermo restando il diritto di ciascuno di aderire o meno alla procedura, senza che ciò rappresenti un qualche pregiudizio“.

La lettera ha suscitato molta perplessità, sospetto e rifiuto in tanti medici e professionisti sanitari che l’hanno ricevuta.

Sembrano piccoli passi che vengono fatti più o meno consapevolmente per censire quanto personale sanitario accetta o meno di inocularsi il vaccino antinfluenzale.

Per quanto riguarda gli effetti di questo vaccino, così sponsorizzato a tutti e specialmente agli anziani e praticamente “imposto” da molti Medici di Base e dai medici delle RSA, RSSA e delle Case di Riposo per anziani, ricordiamo un importante studio inglese di Anderson et al. (1) pubblicato nell’aprile 2020 ed eseguito in soggetti di 65 anni, che ha analizzato 170 milioni di ricoveri ospedalieri (da aprile 2000 a marzo 2014) e 7,6 milioni di morti in Inghilterra e Galles. L’importanza di questo studio è che ha utilizzato una modalità particolare di osservazione che è nota come “discontinuità di regressione“. È stata scelta questa tecnica statistica perché ha la caratteristiche di proteggere dagli errori/distorsioni (“bias” in inglese) di selezione che sono stati riscontrati invece in altri progetti di ricerca osservazionale utilizzati in precedenza e che avevano sempre dato risultati nettamente a favore delle vaccinazioni degli anziani sia come ricoveri e mortalità durante la stagione influenzale (2-4) sia al di fuori di questa (5-7).

Lo studio di Anderson et al. ha riscontrato nei vaccinati una costante tendenza al danno (benché non statisticamente significativa), sia per ricoveri che per mortalità (per polmonite, influenza, altre patologie respiratorie, per patologie cardiocircolatorie, e per tutte le cause). I dati sono tanto impressionanti quanto dimenticati dai media (Tabella 1 e Tabella 2).

Dato analizzatoEffetto riscontrato
(numero di casi/10.000 anziani)
Ricoveri per polmonite e influenza +0,6 (IC da -1,5 a +2,7)
Ricoveri per patologie respiratorie +2,3 (IC da -2,8 a +7,4)
Ricoveri per patologie circolatorie +5,1 (IC da -2,7 a +12,8)
Totale eventi gravi+9,1 (IC da -1,4 a +19,6)
Tabella 1 – Effetti della vaccinazione antinfluenzale sui ricoveri ospedalieri in soggetti inglesi di 65 anni; studio su 170 milioni di ricoveri ospedalieri. (1).
Dato analizzatoEffetto riscontrato
(numero di casi/10.000 anziani)
Ricoveri per polmonite e influenza +0,6 (IC da -0,2 a +1,4)
Ricoveri per patologie respiratorie 0,0 (IC da -1,1 a +1,1)
Ricoveri per patologie circolatorie +0,1 (IC da -1,1 a +1,4)
Mortalità totale+1,1 (IC da -1,0 a +3,3)
Tabella 2 – Effetti della vaccinazione antinfluenzale sulla mortalità in soggetti inglesi di 65 anni; studio su 170 milioni di ricoveri ospedalieri (1).
IC: intervallo di confidenza

Con questi numeri, Anderson dichiara che l’efficacia reale della vaccinazione è stata chiaramente negativa. Infatti, nella tabella riassuntiva dell’efficacia che riporta nel suo studio indica i dati con il segno “-” che significa che i ricoveri sono aumentati (Tabella 3) e che è aumentata anche la mortalità (Tabella 4).

Dato analizzatoEfficacia reale della vaccinazione
Ricoveri per polmonite e influenza-5,8% (IC, da -25,3% a +12,9%)
Ricoveri per patologie respiratorie-3,6% (IC, da -11,6% a +4,3%)
Ricoveri per patologie circolatorie-4,4% (IC, da -11,0% a +2,3%)
Ricoveri totali-3,9% (IC, da -8,5% a +0,6%)
Tabella 3 – Efficacia reale della vaccinazione antinfluenzale sui ricoveri ospedalieri in soggetti inglesi di 65 anni; studio su 170 milioni di ricoveri ospedalieri( 1).
Dato analizzatoEfficacia reale della vaccinazione
Ricoveri per polmonite e influenza-17,3% (IC, da -40,7% a +6,0%)
Ricoveri per patologie respiratorie-0,1% (IC, da -16,2% a +14,9%)
Ricoveri per patologie circolatorie-1,4% (IC, da -13,0% a +9,8%)
Mortalità totale-4,3% (IC, da -8,512,6% a +3,8%)
Tabella 4 – Efficacia reale della vaccinazione antinfluenzale sulla mortalità in soggetti inglesi di 65 anni; studio su 170 milioni di ricoveri ospedalieri (1).
IC: intervallo di confidenza

Ciò suggerisce che l’effetto netto di una vaccinazione antinfluenzale estesa a tutta la popolazione anziana possa essere chiaramente sfavorevole. Se si ammette che l’effetto della vaccinazione sia benefico per soggetti con certe patologie croniche (per esempio cardiopatia coronarica attiva), ma si costata che non si rileva alcun beneficio complessivo nella popolazione, per coerenza si dovrebbe ammettere che per chi non è portatore di certe patologie specifiche l’effetto possa tendere al danno.

Inoltre, adattando questi dati alla popolazione italiana della medesima età (55-75 anni) che all’inizio del 2020 era pari a 15 milioni di persone (dati ISTAT) (8), risulterebbe che la vaccinazione antinfluenzale estesa a tutta questa classe di età causerebbe danni aggiuntivi veramente gravi rispetto la stessa popolazione non vaccinata (Tabella 5).

Dato analizzatoEffetto se la vaccinazione antinfluenzale
venisse estesa alla popolazione italiana
Casi di polmonite e influenza +900 casi/anno
Ricoveri per malattie respiratorie +3.450 ricoveri/anno
Ricoveri per malattie circolatorie +7.650 ricoveri/anno
Mortalità +1.650 morti totali/anno
Totale eventi gravi+13.650 eventi gravi/anno
Tabella 5 – Ipotesi degli effetti che si otterrebbero se i risultati dello studio inglese di Andersen (1) venissero estesi a tutta la popolazione italiana di 65 anni.

Bibliografia

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