Vaccini e Psicofarmaci: quale verità?

Resoconto del convegno del 6 Aprile 2008

La malattia, problema che da sempre interessa l’uomo, un qualcosa che può sconvolgere le nostre abitudini, i nostri parametri e le nostre esistenze.

Ma cosa è la malattia e soprattutto, cosa è la malattia detta “psichica”?

È oggi molto facile e forse anche comodo, riportare tutto ad un discorso di tipo “clinico” e pensare di “curare” preoccupandosi solamente di cancellare i sintomi di una patologia.

Sarebbe più esatto, invece, parlare di “soppressione di sintomi” con tutte le conseguenze che possiamo immaginare.

Spesso questa soppressione è considerata come l’unico obiettivo da raggiungere qualunque sia il prezzo che il paziente deve pagare sulla sua salute.

Le tematiche affrontate nel secondo Meeting nazionale medico scientifico organizzato da SaraS hanno fatto chiaramente capire questo mettendo il pubblico davanti a tutte quelle situazioni, sovente dogmatiche, che spesso abbiamo passivamente accettato, senza nemmeno porci delle domande.

I problemi affrontati nel convegno hanno messo in discussione diversi “dogmi” che la stessa scienza medica ufficiale imponecome indiscutibili.

Nel caso del problema degli psicofarmaci usati per bambini il dogma che di sicuro appare molto evidente è quello di tipo sociale. La nostra società sembra ormai essere incapace di interrogarsi su sé stessa.

In fondo, qualsiasi gruppo ha come principio sostanziale la sua auto sopravvivenza. Una persona che non sia allinea al gruppo ne rimane automaticamente esclusa. La paura della solitudine come causa principale delle problematiche mentali era stata sostenuta, in passato, da personaggi degni di nota come Eric Fromm e da molti altri.

Ecco nascere una nuova sindrome infantile, dal nome particolare: “ADHD” (Attention deficit hyperactivity disorder) vale a dire: “Disturbo da deficit dell’attenzione e disordine da iperattività”.

Disturbo dell’attenzione: espressione che evidenzia in modo molto chiaro una sindrome sociale: un bambino che non mostra attenzione, che è distratto, che non segue ciò che l’adulto propone, che appare svogliato, privo di interesse, forse perché non interessato a quanto gli viene proposto.

Iperattività è una parola, dai mille possibili significati che identifica, almeno ad uno sguardo d’insieme, un bambino che si muove spesso, che non riesce a stare nello stesso posto per molto tempo, un bambino annoiato e stanco.

Spesso in queste situazioni non si vuole capire che alla base c’è un disagio sociale. Il bambino in questione non accetta quanto gli viene proposto. L’iperattività, il disturbo dell’attenzione, è soltanto una non accettazione di quanto viene proposto dalla società. Il bambino, che non ha tutte le difese e gli “obblighi interiori” dell’adulto, reagisce come meglio ritiene opportuno: se ne va, rifiuta quanto gli viene richiesto.

Questa potrebbe davvero essere un’occasione, da parte di noi tutti, per interrogarci, su come viene impartita l’educazione.

La società di oggi sembra non accettare questi comportamenti e li considera anormali, comportamenti da curare. Così con la complicità delle case farmaceutiche vengono identificate nuove “sindromi” da trattare con prodotti chimici, tra cui il più noto è il “Ritalin” (Metilfenidato).

La sperimentazione di farmaci di questo tipo, molto pericolosi, vengono effettuate dalle case farmaceutiche che diffondono chiaramente un’informazione parziale e poco chiara.

Le due relazioni che hanno affrontato l’argomento hanno offerto uno sguardo obiettivo ed imparziale, senza attacchi polemici ma semplicemente attraverso opinioni, riflessioni e sguardi sulla vita.

È il caso della prima relazione, di Luca Poma, portavoce dell’associazione “Giù le mani dai Bambini” .

Vaccini e Psicofarmaci: Luca Poma

Una intervento che ha saputo dare uno sguardo imparziale quanto obiettivo, iniziato facendo notare come una casa farmaceutica, che permette la diffusione di farmaci pericolosi quali il Ritalin, produca anche prodotti che possono salvare la vita. Non ha quindi senso condurre una crociata contro le aziende produttrici di farmaci, ma serve piuttosto una campagna di informazione corretta ed imparziale.
Viene anche fatto notare come, in alcuni casi, davvero “pericolosi”, si possano anche usare questi farmaci per gestire situazioni difficili.
Viene fatto l’esempio di un bambino che, con una forbice, taglia tutto quanto trova in casa. In questa situazione bisogna intervenire repentinamente per evitare che il bambino possa fare del male a se stesso o ad altri.
La relazione di Luca Poma ha alternato, ad un interessante esposizione contributi filmati di grande interesse (tutti disponibili sul sito dell’Associazione,all’indirizzo: www.giulemanidaibambini.org/videoclip.php).
L’ultimo presentato è stato, secondo me, quello che più ha evidenziato il rapporto tra aspetto clinico e sociale del problema.
Due specialisti: il Prof. Antonucci, noto psicanalista, ed il Prof. Bonomi, che è stato ai vertici della ricerca di una casa farmaceutica.
Un bellissimo “botta e risposta” su tematiche importanti da cui emerge come oggi, per motivi di business, una semplice vivacità tipica di un bambino venga paradossalmente considerata una patologia.
Si accenna anche al “terrorismo psicologico” al quale, purtroppo molto spesso, vengono sottoposti i genitori dei bambini. Viene raccontata una storia, purtroppo triste, di un bambino di 12 anni morto, negli Stati Uniti, a causa di questi prodotti. I genitori non volevano somministrargli gli psicofarmaci imposti dai medici della scuola, ma hanno ceduto alla minaccia di espulsione del bambino.
E’ importante conoscere per poter evitare che capitino il ripetersi di situazioni come questa.
L’Associazione “Giù le mani dai bambini”, nata circa 4 anni e mezzo fa, è oggi molto attiva e si avvale della collaborazione di 187 enti ed 11 università, inoltre conta su circa 260.000 utenti. Gli accessi al portale web, nell’ultimo anno, sono aumentati dell’800%.
Diversi personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo aderiscono alle sue iniziative, tra i quali Beppe Grillo, il DJ Linus, Valeria Golino e molti altri.
Luca Poma sostiene ripetutamente che è importante intervenire informando, soprattutto in strutture direttamente interessate, come le scuole e le Unità Sanitarie Locali attraverso la diffusione di materiale informativo, ma anche con l’organizzazione di convegni come questi.
Viene sottolineato come uno dei principali nemici da combattere sia il semplicismo e come non occorra combattere un prodotto ma un “sistema”, una logica sbagliata.
Il modo con cui questa patologia (l’ADHD) viene diagnosticata, appare molto superficiale ed aleatorio. Non vi sono, infatti, diagnosi che possono definirsi oggettive.
Il metodo diagnostico più utilizzato è un semplice questionario, con domande spesso banali ed insignificanti, quali: “Tuo figlio interrompe spesso gli adulti”?; “Tuo figlio si alza spesso dalla sedia”? e così via. Bastano sei risposte positive ed il bambino è etichettato come “malato”, e sovente trattato con potenti psicofarmaci.
Naturalmente la diagnosi è molto variabile a seconda di chi esamina il questionario. Se, ad esempio, a Bologna un soggetto non è giudicato “malato”, a Torino potrebbe esserlo!
Le statistiche sono inquietanti: il consumo di psicofarmaci da parte dei bambini, negli Stati Uniti, è passato da 150.000 nel 1970 a 11 milioni nel 2004.
In Italia, oggi, si stanno facendo circolare i primi questionari, e sono in fase di apertura 100 centri “pilota”. Si stima che, a breve termine, in Italia, potrebbero essere 800.000 i bambini trattati con psicofarmaci. Già oggi, comunque, si stima che siano già 60.000 le famiglie che hanno un figlio trattato con piscofarmaci, un dato inquietante, soprattutto perché in questi casi le terapie alternative non sono quasi mai utilizzate.
Il metilfenidato, infatti, non può essere associato agli anfetaminici, che hanno come unico scopo quello di “sopire i sintomi”. Quando l’effetto cessa, si può anche andare incontro a quello che, in termini medici, si chiama “effetto rimbalzo” ovvero un forte peggioramento dei sintomi, che possono stimolare comportamenti anche aggressivi e violenti.
Addirittura certi spot proposti rasentano il terrorismo psicologico come quello della Novartis, il quale mostra un piccolo polipo solo, che non si inserisce nella vita sociale. Questo trova un pesciolino, che rappresenta il Ritalin (prodotto appunto dalla Novartis) che gli dona la possibilità di migliorare i rapporti con gli altri e di essere felice.
In seguito alla cura, come viene fatto notare dalla campagna promozionale, il bambino poi diviene trattabile, e scherzosamente “fa i compiti” che prima rifiutava di fare: non c’è dubbio che i bambini sono divenuti il bersaglio di pratiche di marketing precise volte a promuovere prodotti pericolosi che compromettono la salute dei nostri figli!
Canoni sociali e regole imposte impediscono quindi ai bambini di vivere le condizioni tipiche della loro età e li obbligano ad assumere atteggiamenti da adulti. Oggi, infatti, ad un bambino non viene “permesso” di annoiarsi. Allo stesso modo non gli viene permesso di “essere triste”, eppure, la sofferenza, non soltanto per il bambino, è un momento importante di crescita e non bisogna reprimerla, almeno quando questa non giunge a livelli di insopportabilità per la persona.
Come lo stesso Dott. Bonomi commentava, un bambino non è un adulto più piccolo. Ha un suo metabolismo le sue caratteristiche sono uniche e devono essere rispettate.
Immaginate quale sarà l’impatto psicologico sul bambino che si sente etichettato come “malato di mente”.
Oggi vi sono ben 184 patologie che “mimano”, a livello di effetti, l’ADHD ed è importante tenerle presente. Anche alcune intossicazioni da prodotti quali il mercurio ed alcuni tipi di coloranti, possono dare effetti simili al Ritalin.
Il farmaco ha effetti collaterali spesso davvero terribili che hanno provocato anche diversi decessi. Un video, sul sito di “Giù le mani dai bambini” è un davvero toccante omaggio alle morti causate da questo farmaco, tra esse, da citare la forte incidenza di attacchi cardiaci.
Inoltre, si può dire che il prodotto, inibendo la ricaptazione della dopammina, ne inibisce al cervello la produzione. Un bambino trattato con metilfenidato potrebbe un giorno diventare un adulto parkinsoniano.
Anche nel successivo dibattito emerge la facilità con cui questi prodotti vengono prescritti e somministrati.
Bisogna dire che il farmaco non guarisce, ma toglie temporaneamente soltanto un sintomo (spesso presunto). Occorre risalire alle cause, alle ragioni di un disagio, per curare davvero, per ottenere dei risultati veri duraturi che hanno effetti a lungo termine e soprattutto non compromettono la salute delicata dei bambini.
Inoltre, viene anche sottolineato, nel dibattito, come sia proprio la mancanza di conoscenza e di informazione a generare il consumo di questi farmaci. Basterebbe far sì che i genitori venissero avvertiti del pericolo di questi prodotti per poterli rifiutare.
Un altro farmaco utilizzato per la cura dell’ADHD è lo Strattera.
Il suo principio attivo è l’Atomoxetina. Il prodotto è diffuso dalla Lilly. Sul Sito “ufficiale” del prodotto: www.strattera.com/index.jsp si può vedere un esempio di pubblicità possibile: un bambino felice e spensierato. La pubblicità che recita che il bambino può mantenere l’attenzione per tutto il giorno.
Il secondo intervento a cura della Dott.ssa Regina Biondetti, medico psichiatra psicanalista, ha riprende, in una forma leggermente differente, il problema degli effetti del farmaco, e dei test utilizzati offrendo anche diversi esempi specifici.

Vaccini e Psicofarmaci: Dott.ssa Regina Biondetti

Di sicuro, la dichiarazione del Dott. Bonomi, citata in precedenza, trova qui un’immediata applicazione. Il metilfenidato, infatti, è un anfetaminico, non così diverso dall’ecstasy, che fa tanta paura ai genitori dei frequentatori di alcuni tipi di locali, dove questo prodotto viene utilizzato. Il suo componente chimico è l’MDMA, vale a dire Metil desossimetamfetamina. Si tratta di un prodotto molto tossico, che in un adulto, genererebbe eccitazione (nel citato Strattera viene vantato il fatto che non è stimolante) nel bambino invece agisce come sedativo (questo è quanto viene dichiarato).
L’effetto è che il bambino esegue tutto ciò che gli viene detto in modo meccanico, ripetitivo e non creativo, quasi come se fosse ipnotizzato; quindi, sotto l’influenza dei farmaci diviene un “bambino ubbidiente”, ma senza stimolo e creatività.
I test che vengono utilizzati per la diagnosi dell’ADHD talvolta sono davvero sconcertanti.
Ne vengono citati due.
Nel primo vengono mostrati al bambino, una sequenza di numeri e ogni volta che compare lo 0 seguito da 1 deve premere un bottone.
Il bambino inizia a dare le risposte giuste per i primi tre minuti poi si annoia e dice che il test è noioso. Nel frattempo, passano sequenze di numeri 0 ed 1. In seguito decide che non vuole più rispondere perché si annoia. Quindi, le successive serie, non vengono identificate.
Questo test, detto CPT (Continuous performance Test. Vedi in inglese: www.devdis.com/conners2.html) è sufficiente per identificare, nel bambino, un disturbo da deficit dell’attenzione.
Il secondo test appare ancora più incredibile.
Vengono mostrate al bambino delle figure ed il suo compito è di sovrapporle in modo che combacino. Il bambino riesce nell’impresa ma allo psicologo non basta quindi chiede come ha fatto, con quale ragionamento logico, ha sovrapposto gli oggetti.
Il bambino risponde che non lo sa, che gli è “venuto così”, che è corretto. Infatti, l’intuizione appartiene al mondo di ciò che non può essere così spiegato.
Nonostante questo lo psicologo incalza ancora chiedendo cosa avrebbe fatto se avesse sbagliato. Il bimbo risponde che avrebbe provato tante volte, infatti, per lui, lo sbaglio non è un dramma, ma un’occasione per apprendere.
Lo psicologo però insiste, chiedendo cosa avrebbe fatto nel caso che non avesse potuto sbagliare. Comincia così una forte pressione psicologica (negativa) sul bambino che semplicemente risponde che sarebbe stato molto attento.
Ciò rivela come il bambino, a differenza dell’adulto non voglia “padroneggiare il pensiero”, infatti così facendo il pensiero il pensiero sparisce. Il pensiero ha come grandezza proprio il fatto di non essere circuibile. Le più grandi scoperte sono giunte proprio quando si riusciva ad uscire dagli schemi preconfenzionati o imposti, così sono state fatte le grandi scoperte e invenzioni.
Il concetto di padroneggiare il pensiero sembra ignorare il fatto che almeno il 95% dei nostri processi mentali è inconscio.
Tuttavia lo psicologo, che forse, malgrado la sua laurea, ignorava questo, non è contento e spinge il bambino a cercare un modo per dare una risposta che tuttavia non giunge perchè l’esito dell’esercizio è il risultato di un forte pensiero creativo, la creatività non si padroneggia!
Il bambino, infatti, vive in un mondo completamente suo, personale. Questo “pensiero strategico”, tipico della psicologia cognitivo – comportamentale, chiede invece una gestione ed un controllo dei pensieri, cosa che urta fortemente con lo spirito del bambino il quale invece è libero e vede tutto come un possibile gioco.
Dunque le risposte del bambino non vengono accettate dallo psicologo che ha anche in questo caso emesso una diagnosi di ADHD.
Dopo aver mostrato atteggiamenti del tutto tipici della loro età i due bambini sono oggi trattati con psicofarmaci.
In altri casi sono state emesse diagnosi ancora più incredibili.
Ad un ragazzo aveva fatto un commento, del tipo: “che bello, oggi ho preso una nota” gli è stata diagnosticata una deficienza all’emisfero sinistro, ragione per cui vedeva una nota come positiva.
Un altro caso riguarda bambini che si alzano spesso dal banco che si sono visti diagnosticare un’alterazione del “lucus of control”.
Queste situazioni possono far sorridere ma purtroppo rappresentano la triste realtà quotidiana, per tutti coloro che si trovano a vivere queste problematiche.
Viene ribadito come il dolore sia una forza e non bisogna fabbricare una felicità in pillole, che non crea nulla di positivo, impedendo al bambino, di fatto, di sentirsi vivo.
La relazione si sposta sul tema delle regole. Si cerca di rispondere ad una domanda sostanziale: quello che il bambino vuole è una società senza regole? Oppure la regola è un valore positivo?
Potremmo dire che l’anarchia è l’anticamera di una dittatura, infatti, senza alcuna regola, ognuno può imporre di fatto le proprie permettendo che la legge del più forte abbia il sopravvento.
Immaginiamo, inoltre, una partita di calcio senza regole e senza la possibilità di assegnare un fallo. Le conseguenze sarebbero inimmaginabili.
Se è vero, quindi, che la vita è gioco così come l’apprendimento, è pur vero che un gioco ha le sue regole. Le deve avere. Non si può iniziare alcuna partita senza.
Questa è anche la tesi della Dott.ssa Biondetti: “per poter iniziare una partita, è necessario fissare delle regole” afferma.
Le regole devono essere il più possibile condivise dal bambino, e non imposte, ma ci devono essere.
Le regole sono richieste dallo stesso bambino, che le vuole.
La regola, per il bambino è una sfida all’adulto. Anche il meccanismo della provocazione può far parte del gioco.
Una regola, naturalmente, non deve essere rigida, nel senso che è un punto di partenza, qualcosa su cui partire. Via libera, invece, al rigore, che può essere visto come precisione, e quindi ha un valore positivo.
E’ importante da sottolineare questa differenza tra rigore (precisione) e rigidità (spesso sinonimo di chiusura ed incapacità di cambiare e mettersi in gioco).

Vaccini e Psicofarmaci: Giuliano Falciani

Nella seconda parte del convegno si affronta più specificatamente il tema dei vaccini .
L’intervento iniziale di Giuliano Falciani (Presidente di Saras) ha subito posto in evidenza la gravità del problema.
Per quanto riguarda i vaccini, è stato sottolineato come questi consentano la diffusione di molti virus. Dal 1970 ad oggi sono nate, presumibilmente grazie ai vaccini, 39 nuove malattie (circa una all’anno) tra le quali la Sars, veicolate anche dall’incrementato spostamento di persone che si trovano a stretto contatto tra loro (come nel caso di viaggi aerei).
Anche l’inoculazione di alcune forme di cancro appare ascrivibile ai vaccini.
In Africa, dove il vaccino per la meningite è largamente utilizzato, si sono registrati 8000 casi, l’85% dei casi hanno coinvolto bambini sotto i 12 anni con un numero di decessi di circa 1700 persone,.
Il vaccino è un prodotto in cui, in qualche modo, il virus viene introdotto come “indebolito”, di fatto disattivato (ma anche questo non è sempre vero).
Questo vaccino dovrebbe far sì che il corpo possa fabbricare gli anticorpi della malattia e quindi di fatto diventarne immune.
La maggiorparte delle persone crede che il vaccino faccia bene e che non abbia nessuna contro indicazione. In effetti, le vaccinazioni vengono da sempre propagandate come la panacea a tutti i malesseri.
Le vaccinazioni cosiddette “obbligatorie” per i bambini sono quattro: antitetanica, antipoliomelitica, antidifterica ed infine, dal 1991, anti epatite B, ma anche le vaccinazioni anti influenzali per gli adulti sono oggi molto diffusi. Il vaccino antinfluenzale è di fatto utile in pochissimi casi, e porta con sé molti più rischi che benefici.
I dati in nostro possesso, anche se non molto diffusi, vanno a dimostrare qualcosa di inaspettato ovvero che i vaccini, soprattutto alcuni, sono forti agenti di diffusione delle malattie.
Infatti alcune patologie, come la poliomelite, sono spesso esplose grazie al loro uso, compromettendo per sempre la vita dei bambini.
È interessante notare come, anche i dati sulla sicurezza, non sono poi così effettivi e come questi derivino da una vigilanza che falsa i risultati.
E’ opportuno far presente che esistono due tipi di vaccini: quello di tipo Sabi, che contiene delle sostanze vive, e quello di tipo Salk, che contiene soltanto sostanze non più attive.
È facile intuire che il primo abbia più rischi del secondo ed infatti è proprio così!
Per quanto riguarda invece l’indebolimento del bacillo, le sostanze utilizzate allo scopo, quali formaldeide, fenossietanolo, etanolo e glicerina, sono estremamente tossiche.
Il vaccino, quindi, non è un prodotto così sicuro, e può creare seri danni nella persona soprattutto quando si vaccina per le sindromi, come la poliomelite, per la quale l’ultimo caso “spontaneo” (vale a dire non provocato da vaccino) risale al 1982; appare quindi inutile l’uso di una vaccinazione.
Inoltre, sembra che vi sia una diretta relazione tra vaccinazioni e insorgenza di certi tipi di tumori, come i linfomi non Hawking.
Gli interventi di Nadia Gatti e Giorgio Tremante sono stati quelli di genitori segnati dalla malattia di figli danneggiati gravemente dai vaccini.

Vaccini e Psicofarmaci: foto panoramica

Il fatto grave è che a tutt’oggi non esistono studi attendibili sui danni da vaccini.
Nadia Gatti è Presidente e Fondatrice del Coordinamento Nazionale Danneggiati da Vaccino (www.condav.it).
Nadia ha avuto una figlia colpita da poliomelite a causa di un vaccino di tipo Sabi (tipo vivo).
Soltanto nel 1990, infatti (per l’esattezza il 17 marzo 1990) questo vaccino è stato sostituito da uno di tipo Salk (di fatto senza vita).
Viene subito fatto notare come le statistiche cosiddette “ufficiali” siano spesso falsate. Anche la loro variabilità, talvolta paradossale, appare sospetta.
I dati ufficiali relativi ai danni da vaccini, infatti, vanno da 1 su 4 milioni dell’Istituto Superiore della Sanità (italiano), ad 1 su 6 /700.000 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Questa variabilità appare quantomeno “sospetta”, e non sembra corrispondere alla realtà dei fatti. Se guardiamo, infatti, i casi registrati in Italia dal 1995 al 1999 si hanno 12 encefaliti, 6 paralisi flaccide, 1 melite ed 1 decesso.
Sono sufficienti per far iniziare a ritenere che questo vaccino non sia così “sicuro”.
In Italia, la possibilità di vedersi riconosciuto un indennizzo è davvero appesa ad un filo, i genitori devono addirittura rivolgersi all’Ospedale Militare. La domanda deve essere presentata entro tre anni dall’insorgenza del sintomo e spesso non è così facile poter testare eventi e situazioni, visto che molti sintomi possono presentarsi anche molto tempo dopo la somministrazione.
Inoltre, spesso, i danni da vaccini vengono considerati alla stregua di quelli da emotrasfusioni, ciò significa che le statistiche non sono affidabili.
Una delle cose più gravi è il fatto che non esista ufficialmente nessuna cura e nessun Centro Terapeutico specializzato; paradossalmente con l’esistenza del vaccino di fatto questa malattia “non esiste” e chi la contrae è considerato dallo Stato come un “fantasma”.
Quando Nadia ha cercato aiuto e spiegazioni di quanto accadutogli, si è sentita rispondere che i casi di poliomelite tra i vaccinati sono uno su un milione, che è una cosa rarissima. Può questa risposta consolare una madre che ha un figlio colpito da una malattia così grave?
Viene confermato che, quando si parla di vaccini e di possibili danni, ci si trova davanti ad un vero e proprio “muro”.
I tempi, spesso, per vedere riconosciuto anche un piccolo diritto, sono davvero lunghi. Si parla, per la sola risposta, di circa due anni, inoltre, esiste una procedura detta “revisione permanente” che è una vera umiliazione che si trova a subire chi ha ricevuto un danno da vaccino secondo cui la persona è sottoposta ad un controllo periodico per verificare la persistenza del danno denunciato e confermare o meno i “privilegi” acquisiti.
Le richieste dell’associazione sono diverse alcune sono anche relative ai genitori di danneggiati.
La prima è proprio l’abolizione di questa “revisione permanente”, rendendo invece duratura la richiesta di indennizzo che deve essere equo e non soltanto simbolico.
Viene poi richiesta la precedenza nell’assegnazione dei posti di lavoro e la libertà di cura nel senso di poter scegliere anche terapie alternative oltre la medicina cosiddetta “ufficiale”, anche in questo caso, comunque, si richiede il rimborso.
Tra le altre richieste c’è anche quella di una medaglia al merito per i danneggiati per essere stati gli “eroi” della sperimentazione e il pensionamento anticipato per i genitori: seguire un figlio con danni permanenti può rappresentare un vero impegno!
Nadia conclude parlando anche di altri casi di danneggiamenti da vaccini. Parecchi soldati che hanno partecipato a guerre come quella del Golfo hanno riportato casi di linfoma Non – Hawking, una forma tumorale molto grave che a differenza di quella di Hawking non è curabile.
La motivazione “ufficiale” che viene sovente fornita vede nell’uranio impoverito la causa dell’insorgenza di questa patologia. Su questo si può però porre un dubbio ed ipotizzare invece che la causa sia la somministrazione massiccia di vaccini.
Infine, Nadia Gatti conclude parlando dei danni della Talidomide, un farmaco da banco degli anni 60 che provocava l’encefalite.
Il prodotto è stato lasciato in commercio per sei mesi dopo la scoperta della sua tossicità. Anche in questi casi, il sintomo è giunto tempo dopo la somministrazione del farmaco e quindi è stato spesso negata la responsabilità delle case farmaceutiche e delle istituzioni preposte al controllo.
Come in quel caso, anche per la poliomelite e per altre situazioni simili, se il disturbo sorge molto tempo dopo è difficile dimostrare che la causa sia riconducibile al vaccino.

Vaccini e Psicofarmaci: foto panoramica

La relazione di Giorgio Tremante ha saputo portare diversi dati oltre che trasmettere una grande carica emotiva.
Giorgio, infatti, ha perso due figli a causa dei vaccini. Il primo è morto nel 1971 all’età di sei anni, ed il secondo nel 1980 a quattro anni.
Il terzo, purtroppo, ne è rimasto danneggiato.
Viene denunciata una prima smentita alle statistiche cosiddette “ufficiali” che parlano di casi rarissimi. Giorgio riporta altri dati nei quali si parla addirittura di 40.000 danneggiati soltanto in Veneto.
Per quanto riguarda, poi, il caso di meningite, i dati sono montati “ad hoc” per far correre le persone alla “caccia al vaccino”, in una regione la quale ha stabilito la non obbligatorietà dei trattamenti.
Il Sig. Tremante ricorda che si è iniziato ad utilizzare i vaccini nella metà dell’ottocento esattamente nel 1850, all’epoca di Napoleone. Allora le due correnti erano quella di Pasteur, favorevole ai vaccini, e Beshamp che ne negava i benefici. Per motivi economici e di mercato, risultò vincitrice la corrente di Pasteur; iniziarono così le vaccinazioni di massa.
Comunque, dati alla mano, appare che i vaccini, contrariamente a quello che si crede, non hanno contribuito a sconfiggere patologie, ma piuttosto a crearne di nuove. Il caso Sars è legato proprio a questo.
L’Aids è una patologia degenerativa del Sistema Immunitario che proviene dalle scimmie dalle quali si estrae un principio attivo del vaccino antipolio. Ciò farebbe pensare che questo vaccino sia stato uno dei mezzi di veicolazione dell’Aids.
Nel caso dell’influenza aviaria, sono state vendute, in Italia, 38 milioni di dosi di vaccini per una patologia che, comunque, il vaccino non avrebbe saputo affrontare.
Le motivazioni usate per giustificare l’obbligo della vaccinazione sono spesso davvero incredibili.
Basti pensare che il vaccino anti epatite B, oggi è divenuto obligatorio per evitare che futuri individui tossicodipendenti (che oggi non lo sono)possano contrarrre la malattia. Incredibile!
Si sono poi scoperti anche casi di tangenti pagate da ditte farmaceutiche a uomini politici come nel caso dell’ex Ministro della Sanità De Lorenzo, addirittura per ogni dose di vaccino somministrato. Si tratterebbe di una vera e propria “sperimentazione” sulle persone umane che è vietata ufficialmente da qualsiasi legislazione.
Il fatto interessante, comunque, è che alcune ditte farmaceutiche cominciano a subire processi ed indagini; tra queste la Glaxo a causa di prodotti tossici usati per produrre vaccini.
Le lobbies che in Italia operano impediscono che le ditte farmaceutiche rifondano i danni da vaccini, ciò che avviene, invece, in Germania.
La ricerca sui vaccini è spesso fasulla, e portata avanti esclusivamente da case farmaceutiche interessate solo ai profitti di questo enorme business. Manca quindi ogni forma di controllo dei risultati di questa sperimentazione.
L’aspetto toccante della relazione di Giorgio è però stata la sua testimonianza sulla tragedia che l’ha toccato da vicino una tragedia nei confronti della quale ha trovato un vero e proprio “muro di silenzio ed indifferenza”.
Gli interessi che sottendono il problema vaccini hanno fatto cadere, spesso, nel vuoto le sue richieste di chiarezza e giustizia.
Lo stesso Giorgio è stato ospite a diverse trasmissioni televisive come “Samarcanda”, “Mi manda Lubrano”, “Forum”, “Maurizio Costanzo Show”, oltre che essere stato ricevuto in Vaticano dal Papa.
Purtroppo, anche da parte della Chiesa, ha trovato spesso il silenzio.
L’ultima relazione, di fato la più tecnica, ha posto l’accento su diverse problematiche mostrando il tutto alla luce di dati e statistiche e dimostrando come queste siano spesso assolutamente false.

Vaccini e Psicofarmaci: foto Gava

Questa relazione, tenuta dal Dott. Roberto Gava, ha ripreso anche alcune tematiche relative a precedenti relazioni, completandole con altri dati molto significativi.
Se si dovesse sintetizzare in poche parole quanto è stato detto dal Dott. Gava, si potrebbe partire dal problema, già enunciato prima, della farmacovigilanza attiva e passiva ed in generale su come la scelta di un campione “ad hoc” possa cambiare completamente una statistica (possiamo fare un paragone divertente. Se vogliamo sapere quanti giovani amano il violino, se raccogliamo dati in un conservatorio avremo una risposta notevole, mentre se i dati sono raccolti fuori da una discoteca questa risposta sarà di certo molto diversa).
Nel caso di controllo attivo e passivo, un controllo passivo si verifica quando, in qualche modo, si attendono i dati. Dopo che questo accade si comunicano ai vari enti che li ratificano.
La peculiarità del metodo sta nel fatto che il campione non è monitorato direttamente ma l’ente in questione aspetta di ricevere feedback dai soggetti sottoposti alla sperimentazione. Con questo metodo inoltre i risultati non vengono sempre comunicati soprattutto nei casi in cui non è così facile tracciare la dipendenza dei dati dalla somministrazione di un vaccino. La loro relativa approvazione “ufficiale” potrebbe poi non giungere mai.
Visti gli interessi che sottendono il mercato di alcuni prodotti farmaceutici, è spesso opportuno, per le società Farmaceutiche, far passare tutto sotto silenzio, attribuendo il sintomo ad altre cause.
Il controllo attivo è invece quello che viene usato anche in altre scienze sperimentali (tra le quali la Fisica Sperimentale).
Quando si esegue un esperimento, si segue questo dall’inizio alla fine, monitorando il campione in modo costante, e registrando sintomi ed effetti, in corso d’opera, con i relativi adattamenti e correzioni.
Questo monitoraggio è ovviamente dinamico, nel senso che avviene “in fieri”, e non statico, come quello passivo, dove il risultato giunge solo in una fase completata di elaborazione del sintomo.
Fare un controllo attivo significa tenere quindi costantemente sotto controllo gli effetti di un farmaco, dalla somministrazione in poi, monitorando tutti i possibili effetti collaterali.
I risultati possono variare in modo molto superiore ad ogni aspettativa.
In alcuni casi, come in quello del vaccino DTP ed MRP (Morbillo, rosolia pertosse) si riscontrano effetti collaterali che possono andare dallo 0,04% della vigilanza passiva al 30-40% dell’attiva.
Un dato 1000 volte superiore!
Un’altra cosa che di certo può rimanere in mente di questa relazione è la conferma sperimentale di quanto è stato detto nella precedente relazione sul tema della meningite, sollevato di forza quest’anno, e per il quale è stato mostrato il Veneto come la regione più “colpita”.
In realtà, se andiamo a vedere le statistiche, scopriamo che in Veneto vi sono stati 59 casi di meningite da pneumococco e 14 da meningococco. In Lombardia, nello stesso anno, vi sono stati rispettivamente 258 e 40 casi, circa quattro volte di più.
Questo dimostra che l’accanimento contro il Veneto, mostrato come regione colpita da meningite, è stato orchestrato perché il Veneto ha posto la non obbligatorietà dei vaccini.
Un’altra delle cose che è apparsa piuttosto evidente è il fatto che i vaccini non proteggono, di fatto, da patologie, al contrario sembrerebbe proprio che siano responsabili della diffusione di diverse malattie (inizialmente considerate sotto controllo ma che dopo qualche tempo “inspiegabilmente” ritornano a emergere anche con più persistenza. Un esempio della meningite è piuttosto evidente).
Secondo il Dott. Gava il vaccino contro la meningite sarebbe quasi inutilite. Infatti, nel caso di infezione da meningococco, il tipo C, l’unico per il quale esista un vaccino, è molto rara. Il tipo B, il più grave, per cui non esiste vaccino, è diffuso per il 60-70% dei casi.
Nelle zone dove questa vaccinazione è stata fatta vi è stato un aumento dei casi, soprattutto relativamente al tipo B. Il dato è stato rilevato in Scozia ed in Spagna, dove vi era stata una massiccia vaccinazione di questo tipo.
Inoltre in molti casi la vaccinazione ha anche portato all’insorgenza di forme più gravi di quelle che si volevano evitare.
In conclusione, il vaccino anti meningite ha aumentato i casi della patologia dimostrandone non soltanto l’inutilità, ma addirittura un risultato opposto a quanto si voleva ottenere: vale a dire, l’aumento e la recrudescenza della malattia. Inoltre, se sommiamo a questo gli effetti collaterali, anche gravi, che colpiscono 1 persona su 7000, e che includono cefalee, febbre orticaria, piastrinopenia, sino alla morte, vediamo che questo vaccino provoca molti più danni dei presunti benefici.

Vaccini e Psicofarmaci: foto Gava

Nello specifico vengono affrontati dal Dott. Gava due questioni fondamentali: i benefici dei vaccini (se ve ne sono) ed i danni spesso davvero gravi.
Gli effetti positivi dei vaccini sono davvero trascurabili! Non è detto che il vaccino sia responsabile della riduzione della malattia, il suo effetto può essere efficace solo nel breve termine come mostrato nel caso della meningite, infatti, ad un’apparente riduzione di meningite di tipo C è poi subentrato un forte aumento di quella di tipo B, decisamente più pericolosa.
Diversi casi mostrano l’evidenza di questo: la difterite, che costituisce una delle vaccinazioni obbligatorie è il primo caso.
La difterite appare diminuita grazie ai vaccini ma il suo drastico calo sembra dipendere dall’introduzione della penicillina. Inoltre, il vaccino protegge solo per il 95% dei casi. L’ultimo caso di difterite in Italia risale al 1991.
Un altro esempio è l’antitetanica (vaccino obbligatorio dal 1968).
I dati statistici mostrano come, realmente, una diminuzione dei casi di tetano dal 1961 – 66 ad oggi (21 nel 1968, ed oggi il tetano è giudicato assente). Anche nella fascia d’età compresa tra i 31 ed i 60 anni, dove ormai l’anticorpo non è più presente, si è vista una diminuzione dei casi di tetano da 239 a 77 (1968), sino ai 16 del 2004.
Anche qui, quindi, non appare esserci relazione tra vaccino e scomparsa della malattia.
In Germania, dove la vaccinazione non è più obbligatoria, ed il 20% dei bambini non sono vaccinati, il problema continua infatti a non sussistere!
Per quanto riguarda la poliomelite (altro vaccino obbligatorio) questa crolla comunque, anche senza presenza di vaccino.
L’ultimo caso “selvaggio” (quindi non indotto dai vaccini) risale, in Italia, al 1982 (ad oltre 25 anni fa). L’Italia è stata giudicata “Polio Free” (libera da Poliomelite) nel 2002 ma nonostante tutto il vaccino continua ad essere somministrato come obbligo.
Anche nel caso dell’epatite B (vaccino obbligatorio dal 1991, senza una vera plausibile motivazione), il vaccino appare inutile, e il morbo appare scendere anche per fattori differenti. Inoltre, non se ne conosce realmente l’efficacia sui tre ceppi: A (causata da cibo), B (causata da contatto con sangue infetto) e C (tipo considerato “misto”) ne tantomeno il tempo effettivo di protezione.
Oltre ai vaccini cosiddetti “obbligatori”, anche per altri come quello per il morbillo, rosolia, pertosse (MRP) (malattie per cui esistono cure) i benefici appaiono davvero trascurabili (non dimentichiamo che i nostri nonni portavano i bambini a contatto con gente ammalata per fargli contrarre la malattia e renderli quindi immuni).
Per quanto riguarda il vaccino anti influenzale (consigliato a gran voce, in ogni modo, dai media, tutti gli anni prima dell’inverno) bisogna ricordare che soltanto una percentuale compresa tra il 9% ed 12% delle influenze sono causate da virus influenzali, le restanti sono dovute da altri fattori.
Quindi la protezione fornita dal vaccino è minima, a fronte di danni (a volte gravi) che causa al sistema immunitario.
A fronte di un numero irrisorio di casi di virus “selvaggio” della poliomelite (l’ultimo dei quali in Italia risale, lo ricordiamo, al 1982), i casi di persone che l’anno contratta a causa del vaccino sono notevoli. Le statistiche vere non si conoscono.
I casi citati nel convegno sono stati diversi: persone rovinate per sempre a causa di un vaccino inutile e imposto spesso con la forza della legge.
Il caso della meningite, anch’esso già citato, mostra come questi vaccini provochino l’insorgenza di meningite del tipo più pericoloso, a fronte di una possibile (non accertata) riduzione di quella più leggera.
Inoltre, nel caso di meningite da meningococco vi sono 13 sietoripi possibili; nel caso di meningococco ve ne sono 90, mentre nel caso emofilo ve ne sono molti.
La vaccinazione protegge soltanto contro un sierotipo, quindi, la riduzione presunta della malattia è minima a riscontro di un aumento di casi di meningite, di quella più pericolosa; eppure, la strategia della paura indotta sulla gente ha portato, nel solo Veneto, alla vendita di 800.000 vaccini contro la meningite.
I danni dei vaccini possono essere davvero notevoli, spesso sono ignorati, e fatti passare per altre patologie anche perché difficilmente testabili.
Basti, però, osservare che il sistema immunitario del bambino, forte prima del concepimento (grazie all’azione materna) si abbassa dopo la nascita e si rafforza poi gradualmente nei mesi successivi.
Alcuni vaccini vengono somministrati in tenerissima età e ciò potrebbe portare a danni che possono risultare anche irreversibili.
Sarebbe, quantomeno, necessario un controllo del tasso di immunoglobine nel bambino prima della soministrazione di qualsiasi tipo di vaccino.
Non bisogna dimenticare che la malattia, inoltre, è un modo per permettere il rafforzamento del sistema immunitario: il contatto con i germi, infatti, è fondamentale per la corretta generazione e riproduzione dei linfociti T (attivati dai virus) e di quelli B (attivati dai batteri), il quale per 4 – 5 giorni dopo una vaccinazione, è comunque più debole.
I vaccini attivano i linfociti Th1 e Th2, infatti, essendo il soggetto “debole” da questo punto di vista, l’attivazione di queste strutture è notevole. I Th1 e Th2 appaiono quindi “iperattivati”.
I danni di ciò, anche a medio e lungo termine, appaiono davvero sconcertanti. L’iperattivazione di Th1 può generare patologie neoplastiche, mentre quella di Th2 si “limita” a generare allergie.
Oltre al danno citato in precedenza, l’iperattivazione di Th1 può provocare anche altri danno gravi. Indebolendo il sistema immunitario si genera indebolimento fisico e spossatezza, inoltre alcune forme di “stanchezza cronica” possono essere provocate dalla somministrazione di vaccini.
Tra i danni possibili si può annoverare anche l’autismo.
Questo è dato, pare, in gran parte, dalla somministrazione del citato vaccino MRP a fronte di malattie, come dicevo in precedenza, facilmente curabili. I casi di autismo, a causa della somministrazione di questo vaccino, sono passati da 18 su 100.000 a 146 su 100.000. Un incremento, quindi, del 677%.
Con altri vaccini, quali il DTP, l’incremento delle allergie è cresciuto notevolmente (si stima che la loro crescita sia stata di una percentuale dal 56% al 93%).
Già accennato in precedenza, i vaccini sono anche in grado di provocare danni cerebrali.
Un vaccino, tra i possibili effetti collaterali, annovera la febbre.
Questa, se non è superiore ad un certo livello (si può stimare un dato di 38,5°C), non necessita della somministrazione di alcun farmaco (ciò vale anche per gli adulti), eppure appena viene rilevata una lieve febbre (anche soltanto 37,5°C) si somministrano farmaci per abbassare la temperatura. Il prodotto più utilizzato è la tachipirina, il cui principio attivo è il paracetamolo. Questo prodotto abbassa il glutatione che costituisce una delle maggiori difese della membrana cerebrale.
Il suo calo può ovviamente esporre il bambino a danni cerebrali anche irreversibili, questo anche tenuto conto del fatto che il cervello del bambino ha il suo massimo sviluppo da 0 a 2 anni, dopo questa età l’80% della massa cerebrale è definitivamente formata.
Il crollo del sistema immunitario, di cui si parlava in precedenza, rappresenta un fattore notevole di rischio. Dopo due vaccini, il numero di linfociti presenti nel sangue scende del 70%. Se già le immunoglobine sono basse in partenza, possiamo immaginare cosa questo possa causare.
Oltre che per la caduta del glutatione, anche per altri motivi i vaccini possono indurre danni, anche irreversibili, al sistema nervoso centrale. I danni di questo appaiono a livello psichico, con gravi ritardi.
I vaccini possono creare i presupposti per patologie croniche.
Dopo una vaccinazione, anche per un periodo piuttosto lungo, possono insorgere sintomi anche molto intensi e pericolosi, quali scompenso cardiaco, insufficienza respiratoria ed aritmia.
Questi sintomi possono proseguire anche nel tempo dopo la somministrazione e talvolta possono lasciare conseguenze permanenti e non scomparire mai del tutto.
Nel caso dell’insufficienza respiratoria, interessante è il caso della “Sudden Death” detta da alcuni “morte bianca”. Si tratta di quel fenomeno per cui il bambino, nel sonno, può morire per mancanza di ossigeno, come se smettese di respirare.
Dati registrati in diversi stati europei (mancano, in questi, Italia e Grecia) mostrano una forte relazione tra morte bianca e vaccini.
A 12 ore, i vaccini appaiono essere responsabili del 6,5% dei casi di morte bianca. Questo numero sale velocemente, sino a raggiungere il 13% nelle 24 ore, il 63% a 15 giorni ed il 70% a 21 giorni.
I dati fanno anche capire come i vaccini essercitino la loro influenza negativa anche diversi giorni dopo. I danni da questi provocati, quindi, non si limitano, come annunciato, a poche ore dopo la somministrazione ma è proprio nelle settimane successive che questi danno il numero maggiore di problemi. Il caso della morte bianca, provocato per il 70% dai vaccini, lo dimostra chiaramente.
Anche i danni sopracitati sono spesso a medio o lungo termine.
Per questo motivo non è sempre facile riscontrarli, se non attraverso una “farmacovigilanza attiva”, in cui il campione sia constantemente monitorato.
Ma nonostante la provata pericolosità dei vaccini i test continuano ad essere soltanto “consigliati”.
Tutte queste dinamiche e questa superficialità della sperimentazione e del successivo utilizzo dipendono, quasi sicuramente, dall’entità del business che ammonta ad un giro di affari di 700 milioni di euro l’anno: gli interessi coinvolti sono enormi.
Il consiglio che viene dato è quello, ovviamente, di fare meno vaccinazioni possibili. In particolare, il consigliato vaccino contro il papilloma virus è inutile, e nello stesso tempo molto dannoso.
Occorre, quindi, conoscenza e consapevolezza per non rimanere prigionieri nella rete del mercato del vaccino.
Occorre non cedere alla “strategia della paura” condotta da un sistema che non tutela i cittadini e che induce, senza gli opportuni accorgimenti, le persone a vaccinarsi. La consapevolezza elimina la paura ed aiuta a comprendere davvero le cose.
Anche gli interventi degli organizzatori del convegno sono stati degni di nota, anche nella capacità di saper riprendere le tematiche trattate e di enfatizzarne i punti principali, mostrando anche cosa noi possiamo fare in merito.

Vaccini e Psicofarmaci: foto Giuliano Falciani e Francesco Stracuzza

Il Dott. Francesco Stracuzza, Responsabile Scientifico di SaraS, ha fatto notare come spesso la medicina ufficiale occulti le reali cause e le prove delle malattie, ascrivendole a elementi che non ne sono in relazione e che i test per patologie quali l’ADHD siano troppo spesso empirici e che si basino su prove di fatto inesistenti.
Viene sottolineato dal Dott. Stracuzza come soltanto con l’unione si possano ottenere risultati, e questa è una prerogativa davvero importante quell’unità che Saras porta avanti da oltre 10 anni, in modo apolitico e senza legarsi a nessuna confessione religiosa specifica ma cercando davvero di aprire ad una visione fortemente spirituale, che veda l’uomo nel suo complesso, in tutte le sue forme.
Convegni come questi aprono davvero alla speranza ed alla positività.
Il pubblico intervenuto ha lascito il meeting con la coscienza che noi stessi possiamo divenire parte attiva in tutto ciò attraverso la promozione di una corretta informazione.
Oggi, anche attraverso internet, è possibile far circolare le informazioni con grande efficacia e rapidità e generare un vero “oceano”, una vera “onda” di informazione veritiera e corretta.
La consapevolezza, come ben sappiamo, è la condizione necessaria per far sì che qualcosa di positivo, possa nascere dal tumulto del passato.

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