Vaccini obbligatori, Zaia: “Coercizione ed eccessivo allarme”

La coercizione è sbagliata e alla preoccupazione dei genitori non si dovrebbe rispondere con le multe ma con l’ascolto. È questa la posizione del presidente della Regione Veneto in merito al decreto legislativo 73 «Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che sancisce l’obbligo vaccinale e la gratuità di 12 vaccinazioni da somministrarsi a partire dal 60esimo giorno di vita ed entro i 16 anni.

“Mi preoccupa maggiormente l’impatto del nuovo decreto sulle famiglie, sulle mamme e papà, che avverto preoccupati e disorientati – spiega Luca Zaia – Del nuovo decreto contesto la forma coercitiva e l’eccessivo allarme di sanità pubblica attualmente giustificabile solo per il morbillo vaccinale. La stragrande maggioranza dei genitori non sono contrari a vaccinare i loro figli, ma hanno bisogno di essere correttamente informati e accompagnati nella scelta vaccinale, tale consenso non si può ottenere imponendo le vaccinazioni a suon di multe, rinunciando in questo modo a fare un’azione educativa e culturale a favore della prevenzione. Con questo decreto non si convince, ma si impone un obbligo coercitivo. Inoltre, le multe hanno un aspetto discriminatorio: chi ha soldi può permettersi di non vaccinare i figli”.

“Davanti al grido di allarme dei genitori – prosegue il presidente – non si risponde con le multe e con le segnalazioni alle Procure. Pena l’insurrezione delle famiglie e la fuga dalla buona prassi delle vaccinazioni. La vera prevenzione inizia con l’ascolto delle mamme e dei papà e facendo una corretta informazione, scientifica e capillare”.

“Un buon programma vaccinale, fatto bene, dovrebbe innanzitutto – prosegue Zaia – prevenire e chiarire i dubbi dei genitori, rispettare i tempi vaccinali, privilegiare i vaccini effettivamente fondamentali e indispensabili, e prevedere una grande campagna informativa e una seria anagrafe vaccinale, come quella organizzata in Veneto”.

“Il percorso che la Regione Veneto ha messo in atto in questi anni in attuazione della legge di superamento dell’obbligo continua a dare risultati soddisfacenti – continua il presidente – I dati infatti confermano la correttezza della scelta che è stata possibile realizzare in quanto basata su alcuni pilastri fondamentali: la disponibilità dell’anagrafe sanitaria informatizzata per la registrazione delle vaccinazioni, la sorveglianza delle malattie infettive trasmissibili, la sorveglianza degli eventi avversi a vaccino, la formazione degli operatori e l’informazione rivolta ai genitori e alla popolazione”.

“L’andamento delle coperture vaccinali in Veneto rafforza  la nostra convinzione che l’approccio corretto da adottare nell’offerta vaccinale non è l’imposizione coercitiva ma la promozione delle vaccinazioni effettivamente necessarie, con un lavoro di sensibilizzazione e informazione da parte dei operatori e l’adesione consapevole da parte della popolazione”.

In Veneto, unica regione in Italia che da dieci anni ha superato l’obbligo vaccinale, si registrano infatti tassi di copertura superiori al 90 per cento.

In questi giorni i tecnici della Direzione regionale Prevenzione stanno esaminando gli effetti del decreto appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. In particolare, stanno valutando l’approvvigionamento (il decreto non specifica la tipologia di vaccini da utilizzare e non tutti i vaccini sono impiegabili ad ogni classe di età considerata), i carichi di lavoro ai quali le Ulss saranno chiamate a far fronte entro il 10 settembre e il futuro delle altre campagne di prevenzione rivolte alle malattie croniche non trasmissibili. Secondo i tecnici l’impegno a concentrare risorse e personale sulle vaccinazioni obbligatorie penalizzerà inevitabilmente tutte le altre attività.

“Stiamo valutando con attenzione le ricadute sull’organizzazione dei servizi e sugli effetti finanziari derivanti dall’applicazione del decreto governativo”,  spiega l’Assessore regionale alla Sanità Luca Coletto.

“Non condivido, comunque, il regime sanzionatorio previsto –prosegue – né l’aver trasformato in emergenza nazionale e indistinta solo alcune criticità epidemiologiche, come la diffusione del morbillo. Non si può certo affermare che oggi in Italia il tetano o la poliomielite rappresentino una emergenza sanitaria”.

“Aver generalizzato in modo indistinto e subitaneo l’obbligo coercitivo alle vaccinazioni metterà a rischio i bambini più fragili e, soprattutto, sottrarrà risorse e operatori sanitari alle altre campagne di prevenzione, non meno indispensabili, come gli screening oncologici, la prevenzione del diabete o delle cardiopatìe,  patologie che sono responsabili del 70 per cento della spesa sanitaria”.

“Mi sembra che l’emotività abbia prevalso sul buon senso e sull’impegno lungimirante di chi ha sempre investito, e non da ieri, nell’informazione e nella sensibilizzazione della popolazione, ottenendo ottimi risultati, come in Veneto, dove il tasso di copertura vaccinale è da due anni stabile al 92 per cento”.

“Da 10 anni in Veneto vacciniamo su base volontaria, cioè consapevole – aggiunge l’assessore – creando così una cultura della prevenzione e della vaccinazione che rappresenta il miglior contrasto alla ‘fake-news’ e ai movimenti antivaccinisti”.

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