Spesa imponente. Ma è una priorità? (HPV)

Sulla base delle conoscenze disponibili riguardo le caratteristiche dei vaccini anti-HPV le questioni aperte sono:
a) L’efficacia dei vaccini è stata verificata considerando la riduzione di incidenza delle displasie gravi e non del tumore del collo dell’utero. Pertanto è informazione ingannevole dichiarare che i vaccini disponibili prevengono detto tumore.

b) La persistenza dello stato di immunità indotto dalla vaccinazione è stato valutato sul periodo di 5 anni e l’eventuale rivaccinazione, che si renderebbe necessaria in caso di immunità non persistente riguarderebbe persone sessualmente attive e quindi a rischio di Infezione da HPV nel periodo finestra tra evanescenza dell’immunità e la rivaccinazione. E’ accertato che la vaccinazione non è efficace in caso di precedente infezione.

c) Assunto che la profilassi vaccinale con i vaccini disponibili protegge dall’infezione di alcuni ceppi HPV che si ritiene siano associati come causa necessaria al 70% dei casi di tumore, è necessario continuare e di gran lunga migliorare lo screening con Pap test secondo le attuali raccomandazioni vigenti, tenendo conto che al Sud, ma non solo, l’attuale copertura è gravemente insufficiente e sono penalizzate le persone meno abbienti. Errori di strategia operativa, interferenza di messaggi fuorvianti (da citare per la gravita quanto affermato dal professor Veronesi nella trasmissione Elisir di qualche anno anno fa di effettuare il Pap test ogni anno delegittimando così l’offerta dell’esame da parte della sanità pubblica con la periodicità di tre anni secondo le raccomandazioni della commissione oncologica nazionale e del piano sanitario nazionale) carenze dei servizi di base sono da rimuovere.

d) Non può non essere messo in conto il rischio reale che la pressione selettiva creata con la vaccinazione contro i ceppi considerati dia maggiore spazio ad altri ceppi.

e) Si da per scontato che i servizi saranno in grado di raggiungere tutta la popolazione “bersaglio” su tutto il territorio nazionale. Dopo l’introduzione della vaccinazione obbligatoria contro l’epatite B, un’indagine epidemiologica mise in evidenza che nel meridione circa il 30% degli adolescenti non completava il ciclo delle tre dosi. Non ci sono elementi per sostenere che i servizi di sanità pubblica di base siano migliorati, piuttosto sono peggiorati.

f) Deve essere messo in conto l’effetto perverso di disincentivazione all’adesione al Pap test da parte di chi è vaccinata.

g) L’imponente sforzo economico per l’acquisto dei vaccini da assommare all’impegno aggiuntivo dei servizi, sottrarrà risorse essenziali per la generalità dei servizi primari di sanità pubblica dedicati alla promozione della salute, in primis i consultori familiari, secondo il modello operativo delineato nel Progetto Obiettivo Materno Infantile.

h) Tenendo conto dei punti precedenti appare evidente l’assoluta importanza di effettuare lo screening da potenziare improrogabilmente. Ma è ben noto che lo screening, ben condotto, da solo risolve il problema del tumore del collo dell’utero essendo la strategia proposta dalla commissione oncologica nazionale. Alla luce delle considerazioni suesposte ritengo che la scelta effettuata in Italia non sia giustificata né sul piano del merito né secondo un criterio di priorità.

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