I vaccini sono prodotti in sicurezza? E che cosa contengono? Le risposte a queste due semplici domande, ottenute dal Corvelva (Coordinamento regionale veneto per la libertà delle vaccinazioni) facendo analizzare a proprie spese diversi lotti pediatrici, rischiano di creare il più classico degli effetti slavina: da un sassolino che cade, si scatena una valanga. Soprattutto perché contro il «Vaccingate» si stanno coalizzando forze imponenti che, invece di chiarire, moltiplicano i dubbi.
Secondo le indagini di laboratorio del Corvelva (eseguile secondo un duplice protocollo, biologico e chimico) due vaccini in commercio presenterebbero delle «impurità» potenzialmente dannose. E parliamo di Dna fetale umano (con una percentuale che varia dall’1,7 ai 3,7 microgrammi), diserbanti, glisofato, antibiotici e antimalarici. Nel caso del vaccino della rosolia, mancherebbero invece gli antigeni. Il che significa che chiunque si sia vaccinato contro la malattia con quel farmaco, è come se non l’avesse mai fatto.
Il prossimo 8 gennaio, i rappresentanti dell’associazione saranno in Polonia per discutere i risultati della loro ricerca. In Italia, la scoperta è stata però tacciata di antiscientificità e di sciatteria si da farla precipitare nel girone urlante dei no-vax. Anche se la posizione dei Corvelva è critica sul metodo, non sul merito della politica sanitaria.
«Non discutiamo se i vaccini facciano male, ma ci chiediamo: fanno davvero bene?», spiegano gli animatori dell’associazione. Che lamentano l’assoluto silenzio alle loro rimostranze da parte dell’Aifa, dell’Istituto superiore della sanità e dello stesso ministero della Salute. Nessuno – tranne l’Agenzia europea del farmaco che però ha rimandato alla sua articolazione italiana – ha fugato i dubbi emersi dalle contro-analisi. C’è inoltre da chiarire che il controllo qualità dei vaccini non ha carattere pubblico, e peraltro molto spesso le verifiche sui farmaci vengono fatte dalle stesse case produttrici.
«Date la vostra evidenza scientifica che quanto da noi riportato è falso», è in posizione del Corvelva alle contestazioni che arrivano da una parte della comunità scientifica sulla bontà della loro «inchiesta farmacologica». «Ripetete le analisi con laboratori indipendenti, o mettetevi in contatto con chi le ha commissionate e confrontatevi sul dato. Manca il benché minimo interesse al dialogo, mancano le risposte alle richieste (pubbliche o private) dei propri cittadini, mancano le basi della democrazia».
Dalle colonne di Repubblica, è infatti arrivata la scomunica di «130 scienziati» che, in una petizione, hanno sottolineato che «la salute dei cittadini passa anche attraverso una corretta informazione» demolendo, in pratica, i risultati dell’analisi sui due vaccini «risultata carente sotto molti aspetti dal punto di vista tecnico». Tra i firmatari, informa il quotidiano, ci sarebbero il «direttore dell’Agenzia europea dei farmaco, Guido Rasi» e «vari membri dell’Accademia dei lincei», oltre che delle «università di tutta Italia» e dell’«Istituto superiore di sanità» e «quindici istituzioni straniere».
Chi siano, però, tutti questi uomini di scienza non si sa. Infatti, non vengono citati e anche su fonti aperte è difficile riuscire a identificarli compiutamente. Tant’è che l’associazione attacca: «Questi 130 nomi ci mettono la faccia con nome e cognome o dobbiamo accontentarci che vengano menzionati una decina di esperti e per gli altri andiamo sulla fiducia?».
Fonte: la verità
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