Si è rivelata un flop, in Piemonte, la vaccinazione contro l’influenza A. Né gli allarmismi diffusi, né le apparizioni di Topo Gigio, né i continui inviti del viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio (l’ultimo ieri: «Solo la vaccinazione ci protegge dal virus incattivito da eventuali mutazioni») hanno dato risultati. Dal 29 ottobre a oggi, nella nostra regione, il numero di persone che hanno aderito alla campagna contro il nuovo virus è minimo, in ognuna delle categorie definite «a rischio». Complessivamente non supera il 5 per cento. Così ora, a poco più di un mese di distanza dai timori della Regione («Sono arrivate molte meno dosi del previsto, si procede al contagocce»), il vero pericolo per il Piemonte è l’esatto opposto: che ne restino grandi quantità in eccesso. «Se a giorni arriveranno le 80-90 mila dosi previste – ammette il direttore della Sanità pubblica, Vittorio Demicheli – non sapremo dove stoccarle».
I numeri parlano chiaro. L’ultimo bilancio della Regione non lascia dubbi: gli operatori sanitari e socio-sanitari vaccinati sono circa 6 mila rispetto ai 65 mila potenziali, esclusi gli operatori nelle Rsa. La copertura, quindi, non supera il 10 per cento. Pochissime anche le future mamme al secondo e al terzo trimestre di gravidanza che hanno scelto di proteggersi e proteggere il nascituro: 350. Anche i timori di madri e padri che nei primi giorni della pandemia hanno intasato i centralini dei pediatri non si sono poi tradotti nella corsa dal medico: i bambini e i ragazzi a rischio da 6 mesi a 17 anni vaccinati finora sono 1644 rispetto agli oltre 11 mila potenziali: la copertura sfiora appena il 14 per cento.
Anche gli adulti fino a 65 anni di età con patologie croniche non si sono fidati: 7373 su oltre 206 mila, circa il 3,6 per cento di adesioni.
Vittorio Demicheli: «L’impressione evidente è che siamo ai minimi storici della fiducia nei confronti di una vaccinazione. In settimana completeremo la quinta e ultima fase della campagna riservata alle cosiddette categorie a rischio, ma le dosi somministrate sono molto al di sotto di quanto potessimo immaginare». Campagne e organizzazione dei servizi non sono certo mancate, neppure in Piemonte: «Contatteremo il ministero; estendere la vaccinazione a tutti i giovani rischia di essere inutile, l’epidemia è in fase di regressione», conclude Demicheli.
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