Circolano tante bufale sul vaccino anti morbillo

Dopo le critiche della responsabile della Salute europea all’Italia per il calo delle vaccinazioni (come se non sapesse che in mezza Europa non c’è alcun obbligo vaccinale), e dopo l’allarme dato ai turisti americani che arrivano in Italia, adesso anche il New York Times va giù duro, attaccando direttamente una forza politica italiana, i 5S, che farebbero campagne contro i vaccini. Grillo già si è difeso dalle critiche, però trovo alquanto singolare che un quotidiano nordamericano si schieri in questo modo, forzando anche i termini della questione.

Da osservatore costante – e di lunga data – su queste tematiche, posso dire che oltre qualche sbandamento sulle scie chimiche e qualche parlamentare che esprime posizioni personali, negli ultimi anni non ho visto campagne mediatiche di parte grillina, anche se qualche sua uscita è stata decisamente fuori luogo e sballata (come quella sulle mammografie).

Ma anche questa polemica ci può stare, perché l’argomento è ormai diventato una emergenza nazionale, quando obiettivamente non lo è, e mentre la nostra sanità continua a perdere colpi – lo dicono tutte le ricerche più recenti – con gravissimi effetti sulla vita e sulla morte delle persone.
Però migliaia di famiglie non vedono altro che pericoli nella immunizzazione vaccinale, dimostrando talvolta scarsa disponibilità all’ascolto nella convinzione – errata – che siano tutti corrotti e al soldo delle multinazionali, mentre le istituzioni sanitarie rispondono allo stesso modo, ricorrendo ad allarmismi vari, quasi sempre immotivati. L’ultimo sui casi di meningite.

Tuttavia c’è qualcosa di forzato e di falso, anzi delle vere e proprie bufale, che vengono usate come clave in ogni direzione e dai fronti opposti. E alcune di queste riguardano proprio il morbillo.

Prima bufala: il vaccino anti morbillo provoca l’autismo. La stragrande maggioranza delle ricerche dice l’esatto contrario da anni, in tutto il mondo e su ogni rivista scientifica di peso. Non credo che quello che scrivono alcune pubblicazioni importanti sia oro colato. Ma in genere ci azzeccano. Eppure queste rassicurazioni non riescono a scalfire le certezze di migliaia e migliaia di famiglie e in tanti diversi paesi. Anche perché i danni da vaccini ci sono (chi li nega è un bugiardo), pur se in misura apparentemente non drammatica.

Il dito accusatore sui rischi mira sul trivalente MPR (Morbillo, pertosse, rosolia). Ma per evitare scontri, incomprensioni e per rimuovere una parte delle paure, non basterebbe fare un vaccino monovalente? Forse chi è anti vax continuerebbe a esserlo, però almeno qualche angolo verrebbe smussato.

Seconda bufala: dovete fare l’antimorbillo. No: in Italia non c’è obbligo per il morbillo, perché la profilassi in questo caso è solo raccomandata, consigliata. Per cui tutte le polemiche su questa mancata vaccinazione sono, almeno in parte, strumentali. Se si vuole aumentare la soglia di sicurezza percentuale, allora si renda obbligatorio anche questo vaccino. Il resto sono chiacchiere e perdita di tempo.

Terza bufala: chiudere gli asili ai non vaccinati. Proprio il caso morbillo fa invece capire che il problema della diffusione della malattia – che può mettere a repentaglio la sopravvivenza in uno o due casi su mille – non riguarda solo i bambini. Tutt’altro. Lo dice perfino un comunicato del ministero della Salute di marzo, che segnalava l’aumento dei contagiati: “Più della la metà dei casi rientra nella fascia di età 15-39 anni. Sono stati notificati anche diversi casi a trasmissione in ambito sanitario e in operatori sanitari”. In questa fascia di età siamo al 57 per cento dei non vaccinati: un numero nettamente prevalente rispetto ai piccoli non protetti.

Nelle parole successive del comunicato questi dati venivano quasi dimenticati. “Il morbillo continua a circolare nel nostro Paese a causa della presenza di sacche di popolazione suscettibile, non vaccinata o che non ha completato il ciclo vaccinale a 2 dosi. Ciò è in gran parte dovuto al numero crescente di genitori che rifiutano la vaccinazione”. Ma come, il 57 per cento è tra i 15 e i 39 anni, e il ministero se la prende con i genitori? La realtà è che non essendo obbligatorio, non pochi in passato non si sono vaccinati, e adesso per una serie di coincidenze che andrebbero meglio esaminate, il numero dei malati aumenta vertiginosamente. Però il comunicato dà indicazioni già chiare: se la fascia più colpita è quella dei giovani adulti e molti malati appartengono al personale sanitario, allora le misure più gravi – come la chiusura degli asili – andrebbero estese alle scuole, agli uffici, agli ospedali, a tutti i luoghi pubblici…

Quarta bufala: è tutta colpa del web. È sempre questo comunicato a far capire che siamo alla post-verità. Nel senso che è certamente vera la capacità dei social di influenzare l’opinione pubblica e di moltiplicare in ogni direzione qualsiasi messaggio. Ma se la fascia d’età più colpita riguarda i maggiorenni, stiamo parlando di un periodo in cui i social network ancora non erano esplosi come mezzi di comunicazione di massa. Probabilmente sui presunti effetti negativi dei vaccini, hanno preso piede negli anni passati altre strade come il passa parola, la scarsa informazione – stiamo parlando di non vaccinati di trenta, quarant’anni di età – alle quali peraltro si unisce la solita idiosincrasia dei medici e degli infermieri a vaccinarsi. Sono sempre gli ultimi a farlo, ma possono essere i primi a contagiarti e a contagiare.

Per cui: la chiusura dei luoghi pubblici non può riguardare solo gli asili (come la mettiamo con le materne inserite in strutture con classi superiori: gli untori – visti i dati – potrebbe essere proprio i teenagers). Quanto agli eventuali nuovi obblighi vaccinali, possono aumentare, ma devono riguardare tutta la popolazione. Nessuno escluso.

Fonte: repubblica.it

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