Una vaccinazione esavalente si è rivelata fatale per una bimba. Il giudice del tribunale civile di Pesaro ha riconosciuto colpevole il Ministero della Salute e stabilito un risarcimento di 200mila euro, più un vitalizio di circa 700 euro al mese, più un ulteriore indennizzo ancora da quantificare (oltre agli arretrati calcolati dalla vaccinazione ad oggi) alla famiglia di una bambina pesarese di neanche 6 mesi morta in culla nel febbraio del 2003.
Il giudice ha riconosciuto il nesso causale che una serie di medici luminari consulenti della famiglia e poi lo stesso consulente del giudice hanno stabilito tra la vaccinazione esavalente (quella che viene somministrata di prassi ai bambini: 4 vaccini obbligatori più due facoltativi) cui la bambina venne sottoposta e la morte avvenuta a febbraio.
“La bambina — ha dichiarato l’avvocato che ha seguito la famiglia Luca Ventaloro da anni impegnato nella materia e consulente dell’associazione nazionale Comilva. — iniziò ad accusare molto presto una serie di sintomi collegati alla vaccinazione. Dolori articolari continui, totale inappetenza, sovvertimento del ritmo sonno veglia ecc.
La morte colse una sera di febbraio del 2003 la bambina nel sonno, e l’autopsia stabilì che la causa finale era stata una polmonite interstiziale. Il vaccino esavalente era stato composto da antipolio, una difto-tetanica, anti epatite B, anti-pertosse e antiemofilo. Vinta la causa con il Ministero faremo la causa civile anche all’Asur di Pesaro”.
I risarcimenti per morte da vaccino fanno capo alla nota legge numero 210 del 1992, che riguarda appunto l’indennizzo “a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie e trasfusioni”. Gli indennizzi previsti dalla presente legge vengono corrisposti dal Ministero della Sanità.
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