Viene riconosciuta la correlazione tra la somministrazione del vaccino e l’insorgenza della patologia e quindi previsto un indennizzo ma questo, di fatto, non arriva mai. Non è purtroppo un caso isolato quello denunciato dalla madre biellese che denuncia: “Lo Stato ci ha abbandonati”.
Tutto inizia nel 2009 quando la figlia di 9 mesi viene sottoposta alle vaccinazioni obbligatorie. In seguito alla somministrazione la piccola inizia ad accusare dei problemi di salute e le viene diagnosticata la piastrinopenia autoimmune, una patologia che fa crollare il livello di piastrine nel sangue, esponendo chi ne soffre al rischio di emorragie molto pericolose. La casistica di questo “effetto collaterale” è di un bimbo su 30mila.
Nel 2014 il tribunale stabilisce un nesso di causalità condannando il ministero della Salute a risarcire la famiglia e a erogare un vitalizio alla bambina. Eppure fino a questo momento non è stato versato neanche un centesimo degli oltre 200mila euro che lo Stato deve alla famiglia, tra risarcimento, arretrati e interessi.
“Siamo ancora al punto di partenza – dice la madre – nonostante siano passati oltre quattro anni dalla sentenza. Dal ministero non si fanno sentire, non si degnano nemmeno di rispondere al telefono. Continuo a sperare e nel frattempo affronto la malattia di mia figlia e tutti i sacrifici economici, e non solo, che essa comporta. L’ultimo ricovero risale al 29 dicembre. All’ospedale di Biella le hanno somministrato la terapie seguendo le direttive del centro specializzato di Torino che se ne occupa. Queste sono state le nostre feste di Natale. Questa è la nostra vita. La piastrinopenia non consente di fare programmi: la bambina può stare bene per mesi, oppure avere un nuovo crollo delle piastrine dopo due settimane”.
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